ROMAGNA

NOTIZIE IN PRIMO PIANO ROMAGNA

La Zootecnia romagnola nel futuro “green”: un valore economico e sociale

Annata agraria Cia Romagna, martedì 23 novembre, ore 17.00, sul canale Youtube di Cia Romagna

In webinar il tradizionale appuntamento di novembre di Cia Romagna, con la partecipazione dell’Assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna Alessio Mammi

Si terrà anche quest’anno in modalità webinar il tradizionale convegno di presentazione dell’Annata agraria di Cia Romagna. Appuntamento martedì 23 novembre alle 17.00 sul canale Youtube di Cia Romagna (https://www.youtube.com/watch?v=UDpObwRR4JI) con l’illustrazione dei dati e delle tendenze dell’edizione 2021 e gli interventi di approfondimento sul tema La Zootecnia romagnola nel futuro “green”: un valore economico e sociale

Il webinar sarà aperto e presieduto dal presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi. Saranno presentate le tendenze 2021 delle imprese agricole e dei vari comparti e sarà dato spazio a un focus sul meteo con Pierluigi Randi. Gli interventi che seguiranno cercheranno di mettere in evidenza la consistenza della zootecnia, in particolare nel nostro territorio romagnolo; che valore ha dal punto di vista economico, ambientale e sociale; cosa significa e cosa comporta oggi essere allevatori ed essere allevatori resilienti – anche dal punto di vista e dall’esperienza delle donne e dei giovani – fra difficoltà sempre maggiori. Per fare un esempio: le problematicità in continuo aumento a livello burocratico e quelle connesse a una parte di opinione pubblica orientata da false o strumentali informazioni, spesso dettate da ideologie e populismo e non supportate da basi scientifiche, sia in merito alle modalità di allevamento sia in merito al consumo dei prodotti della zootecnia. 

Questi, e altri argomenti legati al tema in approfondimento, portano a confrontarsi oltre a Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna, Antonio Bonelli, referente del settore Zootecnia per Cia Romagna; Stefania Malavolti, allevatrice e Coordinatrice Donne in Campo Romagna; Matteo Pagliarani, allevatore e Presidente dei Giovani Agricoltori – AGIA Romagna con l’Assessore all’Agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna, Alessio Mammi e con il Presidente di Cia Emilia-Romagna Cristiano Fini, al quale spettano anche le conclusioni. 

Il rapporto integrale dell’Annata agraria 2021, con informazioni e previsioni sui comparti e sulle colture delle aree del ravennate, forlivese-cesenate e riminese, è online sul sito di Cia Romagna (https://emiliaromagna.cia.it/annata-agraria-della-romagna-2021/).Per la ricostruzione dell’andamento dell’anno in corso, i curatori del volume si sono avvalsi come di consueto della preziosa collaborazione degli Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; delle Camere di Commercio della Romagna e di Ravenna; del supporto dei responsabili tecnici, della presidenza e della segreteria di Cia Romagna e dei numerosi stakeholder del settore intervistati.

Sit-in dei frutticoltori davanti alla Prefettura di Bologna

Le richieste al Governo nel documento consegnato al Prefetto Francesca Ferrandino

Al presidio ha partecipato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi

Bologna, 25 ottobre 2021 – Anche una nutrita delegazione di Cia Romagna fra i manifestanti da tutta la regione, in rappresentanza delle migliaia di frutticoltori emiliano-romagnoli, in piazza Roosevelt a Bologna, davanti alla Prefettura, per partecipare al sit-in promosso da Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri, Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci dell’Emilia-Romagna. Ha preso parte al presidio l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi. A parlare sono soprattutto i numeri della crisi frutticola in Emilia-Romagna, che non ha precedenti nella storia e che stringe nella morsa all’incirca 20.000 aziende agricole, 60.000 occupati e un patrimonio di oltre 50 mila ettari complessivi di frutteto, senza contare il valore economico lungo la filiera nei settori della trasformazione, distribuzione e nell’indotto.

“La frutticoltura è un settore economico importante per la Romagna che rischia seriamente di essere riconvertito, con una perdita sia economica per tutto l’indotto sia per il valore ambientale che ha – commenta il presidente di Cia-Agricoltori italiani della Romagna, Danilo Misirocchi -. Perdere la frutticoltura significherebbe non avere più centinaia di migliaia se non milioni di alberi, in un momento in cui si parla tanto di nuove piantumazioni per la funzione che hanno nel contrastare i cambiamenti climatici”.

I danni provocati da eventi atmosferici eccezionali, malattie e nuovi patogeni mettono sotto scacco il 13% della produzione (Plv) agricola regionale con ripercussioni per l’intero sistema frutticolo italiano.

“A fronte della valenza economica, sociale e ambientale che il settore frutticolo possiede, non solo per l’Emilia-Romagna, ma per l’intero Paese – si legge nel documento consegnato al Prefetto di Bologna, Francesca Ferrandino, dalle organizzazioni agricole e cooperative agroalimentari promotrici – si chiede al Governo di aprire un confronto con le Parti per individuare le strategie e i supporti necessari a salvaguardare e preservare questo importante settore produttivo. Le problematiche in essere richiedono iniziative da intraprendere sia nell’immediato, sia con una visione strategica di medio-lungo periodo”.

Gli interventi richiesti al Governo nel documento presentato al Prefetto di Bologna

Nel breve termine:

Ø    Rifinanziare il Fondo di Solidarietà Nazionale (di cui alla legge 102/2004) attraverso un ulteriore stanziamento, in aggiunta ai 160 milioni già approvati dal DL Sostegni bis, all’interno della Legge di Stabilità 2021. Ciò consentirebbe la sopravvivenza di migliaia di imprese agricole duramente colpite da calamità durante l’anno in corso (in particolare le gelate della primavera scorsa).

Ø    Attivazione di un Fondo Mutualistico Nazionale obbligatorio per contrastare la perdita di reddito dovuta a calamità naturali e crisi di mercato.

Ø    Realizzazione di un modello efficace di protezione dal rischio climatico, promuovendo e favorendo l’accesso delle aziende agricole agli strumenti di gestione del rischio agendo, al fine di rendere meno costose le polizze, sui valori dei parametri oggi definiti dal Piano Nazionale per la gestione del rischio.

Ø    Modificare il D.lgs. 102/2004 per renderlo più adeguato alle esigenze dei produttori; in particolare occorre ipotizzare strumenti di sostegno maggiormente tempestivi e burocraticamente snelli. Prevedere la tempestiva proroga delle rate di credito per le aziende colpite da calamità. Introdurre strumenti di sostegno che assicurino la necessaria liquidità alle aziende nell’anno calamitato, mediante finanziamenti a tasso agevolato, anche bancari, garantiti da ISMEA o MCC (Medio credito centrale), di durata decennale e congruo periodo di pre-ammortamento. Condizione sufficiente all’erogazione per le aziende richiedenti deve essere la situazione finanziaria in bonis delle stesse.

Ø    Rivedere la politica intrapresa sul fronte della difesa fitosanitaria. La progressiva riduzione dei principi attivi disponibili, non sostituiti da nuovi altrettanto validi strumenti di difesa, sta lasciando le imprese agricole inermi di fronte al diffondersi di nuovi parassiti, ma anche di fronte alla recrudescenza di parassitosi da tempo sotto controllo.

Nel medio periodo si ritiene necessario intervenire:

Ø    Programmando un credibile progetto di riconversione varietale, che consenta l’introduzione di specie e varietà frutticole di maggior interesse per il mercato e più resistenti agli effetti causati dai cambiamenti climatici. Accompagnato da un adeguato periodo di decontribuzione per il lavoro agricolo impiegato nell’attività dei campi e delle fasi di condizionamento e trasformazione, al fine di recuperare competitività nei confronti di altre zone di produzione comunitaria.

Ø    Rilanciando l’indispensabile collaborazione tra ricerca, ente pubblico e op/produttori.

Ø    Assicurando le risorse necessarie alle aziende per adottare le più corrette strategie di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici, anche promuovendo in tale senso la ricerca e l’innovazione, consentendo al settore della ricerca varietale l’utilizzo delle più moderne tecniche di ibridazione.

Ø    Assicurando una attenta programmazione produttiva, realizzata anche attraverso la costituzione del Catasto Frutticolo, utile per una migliore regolazione della domanda e dell’offerta.

Ø    Aumentando i controlli sui prodotti ortofrutticoli provenienti da Paesi extracomunitari, ottenuti con disciplinari produttivi e controlli meno stringenti rispetto a quelli europei.

La Spesa in Campagna

Torna il mercato dei produttori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani Romagna

Riprende sabato 16 ottobre  il mercato dei prodotti agricoli locali freschi e trasformati “Spesa in Campagna” organizzato da Cia-Agricoltori Italiani Romagna.

Si svolge a Ravenna, a Porta Adriana (Porta ingresso Via Cavour) dalle 8.30 alle 13.

Il mercato “spesa in campagna” sarà presenteil 1° e il 3° sabato di ogni mese. 

Fino alla fine del 2021 le date sono: 16 ottobre, 6 novembre, 20 novembre, 4  dicembre e 18 dicembre.

Le proposte di prodotti delle aziende locali sono varie: a fare compagnia all’ortofrutta anche i prodotti connessi al florovivaismo, poi vini e olio, quest’ultimo delle colline di Brisighella.

Con questa iniziativa la campagna entra nel cuore della città, con un appuntamento che è diventato punto di riferimento per agricoltori, cittadini e turisti. Freschezza, stagionalità e prossimità, le parole d’ordine.

Iniziative come questa rappresentano risposte di genuinità e fiducia ai consumatori. Hanno l’obiettivo di valorizzare i territori, la qualità dei prodotti agricoli, la sicurezza alimentare, l’ambiente, la cultura rurale, il lavoro degli agricoltori che, quotidianamente,svolgono un lavoro di cura delle coltivazioni,ma anche dell’ambiente e del paesaggio.

Cia Romagna – Siccità: concretezza alle soluzioni in tempi brevi

Gli effetti del cambiamento climatico imperversano in agricoltura: oltre a dover affrontare i danni e i costi legati alle gelate tardive si trova a fare i conti anche con quelli provocati dalla siccità, per il secondo anno consecutivo. Nei Psr del periodo transitorio all’approdo alla nuova Pac saranno maggiori le risorse dedicate al problema siccità. Questo grazie anche all’azione politica di Cia, che ora però sollecita l’accelerazione di strategie e progetti da concretizzare per la gestione della risorsa idrica. Afferma il presidente Misirocchi: “In Romagna negli ultimi decenni si sono date risposte importanti al problema attivando diversi impianti di adduzione dal Cer con impianti in pressione e con l’immissione in canali a valle dello stesso, in alcuni territori si sono costruiti degli invasi interaziendali con la collaborazione dei Consorzi di Bonifica. Ora bisogna mettere in atto percorsi per realizzare altri invasi interaziendali e fare in modo che il Cer possa ampliare la risposta della domanda di acqua anche nei territori e nelle zone della Romagna ancora sprovviste“. Il trend degli ultimi anni ci dice che il modello meteo a cui dobbiamo abituarci è questo e in previsione gli effetti sui nostri territori sembrano essere sempre più estremi. Da sempre Cia sostiene che l’acqua vada raccolta quando c’è e quindi occorre uno sforzo da parte di tutti per andare in questa direzione e gestire la risorsa idrica in maniera sempre più sostenibile. L’impatto dei cambiamenti climatici sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese del settore è da tempo al centro delle riflessioni e azioni di Cia. L’argomento sarà discusso anche nella Direzione di Cia Romagna prevista nei primi giorni di settembre. Lo scopo è quello di dare concretezza alle soluzioni in tempi brevi.

Cia Romagna alla Festa Artusiana

DUE AGRITURISMI PER “ASSIEME CON GUSTO”: 1 E 5 AGOSTO, FORLIMPOPOLI

Cia Romagna partecipa alla XXV edizione della Festa Artusiana, che si svolge dal 31 luglio all’8 agosto 2021, nel progetto comune realizzato con altre organizzazioni professionali e cooperative del territorio: “Assieme con Gusto”. Lo spazio gastronomico è nella centralissima piazza Antonio Fratti.  

Domenica 1 agosto proporrà i propri piatti l’Agriturismo Casa Molinari – “SFIZIO DELLA MOLINARI”: polpettine di cicoria con mayo veg, arrosto al sale di cervia con erbe aromatiche, ravioli d’estate – www.instagram.com/agriturismocasamolinari/
www.facebook.com/agriturismocasamolinari/

Giovedì 5 agosto sarà la volta dell’Azienda Agricola e agrituristica San Martino-Artusi a Km 0 – Menu’ a base di verdure: caponata di verdure , crema di cipolla novella, tortino di verdura con salsa parmigiana su lettino di funghi misti – www.aziendaagricolasanmartino.it/
In entrambe le serate i piatti saranno accompagnati dalla degustazione dei vini della Cantina Villa Bagnolo di Castrocaro Terme  www.villabagnolo.it/
 Le associazioni di categoria del comprensorio si ritrovano assieme per promuovere, come sempre, il gusto, i prodotti e le aziende del nostro meraviglioso territorio, attraverso degustazioni differenti per ogni serata, in grado di solleticare ogni palato e soddisfare le diverse preferenze gastronomiche www.festartusiana.it/

Clicca qui per il programma completo di “Assieme con gusto”

Dal campo alla tavola, piattaforma online di vendita al dettaglio

Dal campo alla tavola, la piattaforma online di vendita al dettaglio sviluppata da Cia, in collaborazione con J.P. Morgan, rappresenta un canale di vendita alternativo fondamentale per le piccole imprese agricole e per tutta la filiera, con l’obiettivo di ridurre le barriere di accesso all’e-commerce attraverso una piattaforma di settore e un programma di formazione per gli agricoltori che desiderano sviluppare le competenze digitali necessarie per vendere online. Scopri tutti i vantaggi, iscriviti al portale cliccando qui

Anp Romagna, direzione con il Sindaco di Cesena Lattuca e il Professor Sambri

Il presidente Signani: “Il punto sul presente pronti ad affrontare il futuro. In sostanza esprimiamo il forte desiderio di continuare a vivere”

“Un minuto di silenzio per onorare tutti coloro che sono mancati e per non dimenticare il sacrificio fatto da medici, infermieri e volontari, che hanno pagato anche con la vita un duro prezzo”. Questo gesto segna la Direzione dell’Anp Romagna del 16 giugno scorso a Cesena, a memoria del tempo storico che stiamo vivendo dal punto di vista sanitario, sociale, economico, emozionale. È l’invito che Wiliam Signani, presidente Anp Romagna, ha rivolto ai partecipanti, in presenza e in collegamento, in apertura dei lavori sottolineando “noi, che questa mattina siamo qui, possiamo ritenerci fortunati”.

Prove di ripartenza, dunque, per l’Anp-Romagna che si è riunita all’agriturismo “La Valle dei Conti” di Cesena, anche con la possibilità di collegarsi da remoto.

La Direzione Anp ha affrontato i temi di attualità e ha informato sui programmi di attività sindacale e sociale in programmazione per i mesi a venire.

Grazie alla disponibilità degli ospiti sono stati approfonditi temi importanti e strategici. Il Sindaco di Cesena Lattuca ha informato sul progetto del nuovo ospedale e cosa diventerà l’attuale Bufalini, sottolineando l’importanza dell’innovazione, della specializzazione e la risposta di alta qualità e ampia che questo ambizioso percorso ha l’obiettivo di raggiungere. Il Professor Sambri, Direttore della UOC Microbiologia dell’AUSL della Romagna con sede a Pievesestina, ha ricostruito questi 18 mesi di emergenza sanitaria, la situazione pandemica oggi e ha fornito spiegazioni chiare e dettagliate sulle varianti del Covid-19, sui vaccini e la campagna vaccinale in corso, sollecitando tutti a vaccinarsi.

Una mattinata all’insegna della conoscenza e dell’acquisizione di consapevolezza, “sapendo che per noi che siamo qui – ha sottolineato Alessandro Del Carlo, presidente Anp nazionaleaumenta la responsabilità morale e sociale di quel che c’è da fare”.

Oltre al Sindaco Enzo Lattuca e al Professor Sambri, in presenza, anche il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi, il presidente regionale Anp, Pierino Liverani. In collegamento i vice presidenti regionali Giorgio Davoli e Deanna Ferrari e il Presidente Nazionale ANP-Cia Alessandro Del Carlo.

Cia e Università Telematica Pegaso: Academy online per la formazione dei nuovi protagonisti dell’agricoltura 4.0

Pagliarani, coordinatore dei Giovani Agricoltori di Cia Romagna: “Sempre più importante la figura dell’imprenditore agricolo come produttore e come formatore”

Una Academy online dedicata alla formazione di nuove figure professionali nel settore agroalimentare. È questo l’obiettivo dell’accordo siglato tra l’Università Telematica Pegaso e Cia-Agricoltori Italiani. La partnership prevede la pianificazione di attività di alta formazione e di aggiornamento specialistico, finalizzate alla creazione di figure professionali ad hoc, tali da agevolare l’accesso diretto al mondo del lavoro agricolo.

Matteo Pagliarani, coordinatore dell’Associazione Giovani Agricoltori Italiani della Cia della Romagna (Agia-Cia), afferma: “Come Agia nazionale e territoriali abbiamo sempre avuto fra i principali obiettivi l’informazione e la formazione di tutte le figure: cittadini, consumatori, agricoltori. Questo accordo dimostra come sempre più l’Organizzazione stia ricercando formazione professionale. Questa nuova collaborazione con l’Università Telematica Pegaso fa capire quanto Cia cerchi di stare al passo del cambiamento e quanto in futuro possa essere centrale la figura dell’imprenditore agricolo come produttore e come formatore, in tutti i settori della produzione. In questo accordo, un membro cruciale è sicuramente l’ente di formazione interno di Cia, l’Associazione Agricoltura è vita”.

Attraverso la regia di un Comitato tecnico scientifico che individuerà i nuovi fabbisogni formativi e organizzativi degli imprenditori agricoli, l’Academy fornirà percorsi didattici aventi valore legale, spendibili in termini di riconoscimento di Crediti Formatici Universitari (CFU) e come aggiornamento professionale.

Anche grazie a questo accordo Cia vuole incrementare l’avvicinamento dei giovani all’impresa rurale, promuovendo la tutela del lavoro agricolo quale elemento primario per il sostentamento ed il benessere generale, nonché elemento idoneo a migliorare la competitività sui mercati delle aziende agricole, attraverso la riqualificazione, la formazione e il coinvolgimento partecipato degli operatori del settore.

Saranno attivati stage e tirocini attraverso convenzioni con aziende, istituzioni, enti pubblici e privati operanti nel settore primario, finalizzati all’inserimento nel mondo del lavoro, nonché all’acquisizione di esperienze pratiche certificate per arricchire il proprio curriculum personale. “Il renderci disponibili ad ospitare nelle nostre aziende queste figure è centrale come obiettivo – sostiene Pagliarani – Rappresenta un’ulteriore qualificazione del percorso formativo e al tempo stesso è una grande opportunità per chi ospita perché le cose belle nascono quando si unisce la ricerca con la parte pratica e possono emergere belle scoperte e collaborazioni. Spero che questi giovani possano diventare portavoce dell’Associazione e del mondo imprenditoriale sia maschile sia femminile. Per noi piccole e medie imprese è importante poter collaborare a questi percorsi formativi”.

QUALCHE DATO SULLE IMPRESE AGRICOLE GIOVANILI IN ROMAGNA

Nel 2020, in termini di variazione annua rispetto al 31.12.2019, si registra una diminuzione delle imprese giovanili attive nella maggior parte dei principali settori. In crescita, invece, l’Agricoltura. Al 31.12.2020 le imprese agricole giovanili in Romagna, nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini erano complessivamente in valore assoluto 578: 225 nel forlivese-cesenate (+0,4%), 113 nel riminese (+5,6%) e 240 nel territorio provinciale ravennate (+1,8%).

Per imprese giovanili si intende: l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone ‘under 35’ risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite. Fonte: Camera di Commercio della Romagna e Camera di Commercio di Ravenna.

Sementiero e biologico – Servono nuovi accordi interprofessionali e un nuovo piano di ricerca per le sementi biologiche

Lo sviluppo interessante del settore biologico italiano, in una fase cruciale della transizione green Ue, rinnova il dibattito sul futuro del comparto sementiero, voce molto importante per l’economia agricola, e non solo, della regione e particolarmente per i distretti produttivi della Romagna. Secondo Anabiol’associazione per la promozione del biologico di Cia-Agricoltori Italiani – il comparto può stare al passo, da una parte, grazie a nuovi accordi interprofessionali con le ditte, dall’altra, potendo contare su un nuovo Piano di Ricerca per le Sementi Biologiche. Anabio fa appello al mondo delle imprese e al Mipaaf, perché acceleri sull’iter amministrativo di definizione del Piano.

Lorenzo Falcioni, vicepresidente di Cia – Agricoltori Romagna e membro del CdA della Cooperativa Cac, nella sua azienda “Falcioni Santi Agricoltori” coltiva circa 19 ettari di colture da seme fra cavoli ibridi, cavoli cinesi, cicoria ibrida, bietola, ravanello, aneto, rapa, rucola selvatica, coriandolo ed erba medica da seme. In merito all’argomento in oggetto sottolinea che il lavoro sin qui svolto è molto positivo e precisa: “Non dimentichiamo che una programmazione lungimirante, adottata nel passato, ha portato i moltiplicatori dell’Emilia-Romagna ad essere un punto di riferimento internazionale. Come Cia Romagna auspichiamo che si realizzino gli accordi interprofessionali e che sia adottata un’adeguata campagna di comunicazione per informare sulle colture che usciranno dalle deroghe, deroghe alle quali si ricorrerà sempre meno”.

La programmazione sarà l’arma vincente per riuscire a colmare la domanda di seme biologico certificato e per metterne in produzione le quantità occorrenti. “In questo modo le aziende sementiere e gli imprenditori in agricoltura biologica potrebbero trarre benefici da un’economia di scala con un costo del seme bio più competitivo oltre alla possibilità, per gli agricoltori stessi, di iniziare a svolgere l’attività di moltiplicazione. In Romagna siamo bravi con le sementiere e siamo bravi a fare il bio – conclude Falcioni – Può essere una risposta, un’opportunità, a un mondo che non se la sta passando molto bene, con le gelate e altre calamità, e bisogna avere presente anche la redditività dell’impresa agricola”.

Negli ultimi dieci anni, sottolinea Anabio-Cia, si è registrata una significativa crescita della superficie investita a produzione bio e nel 2020 l’area destinata ai semi bio, in Italia, è aumentata del 28% rispetto al 2019. Ciò va colto come una sfida per rispondere a una domanda ancora latente di sementi bio diversificate, adattate alle condizioni di produzione biologica e locale. Attivare questo processo vuol dire, inoltre, guardare alla scadenza del 2036, quando non sarà più possibile far ricorso alle deroghe imposte dalla normativa Ue. Oggi, già 2 specie non sono più in deroga (Erba Medica e Trifoglio Alessandrino) e a queste se ne potrebbero aggiungere altre 15 nel corso del 2022. In tale contesto, torna il focus sulla Banca Dati Sementi, che al momento contiene 878 specie e varietà, e deve diventare sempre più lo strumento di gestione per la moltiplicazione vegetativa con metodo biologico e sempre meno il mezzo per le deroghe.

Sul fronte agricolo, Anabio-Cia è fortemente impegnata a mobilitare i produttori del comparto a favore delle sementi biologiche, sollecitata da norme comunitarie e nazionali più stringenti del passato, ma anche da anni di ricerca partecipata su cui è tempo di puntare e che vede come promotrice in primis la Rete dei Semi Rurali.

Per Anabio-Cia bisogna, dunque, lavorare con le ditte sementiere italiane per nuovi accordi interprofessionali con contratti che contengono la combinazione tra specie/varietà nelle diverse regioni e prevedano informazione e formazione tecnica ed economica efficace. Al Mipaaf, invece, Anabio-Cia sollecita la richiesta di finanziamenti per un nuovo Piano Nazionale delle Sementi Biologiche, annunciato da un anno, ma ancora alle prese con l’iter amministrativo.

QUALCHE NUMERO SUL COMPARTO DELLA MOLTIPLICAZIONE DELLE SEMENTI

– Coinvolti 15.000 agricoltori per le specie agrarie e 4.000 per le specie ortive a livello nazionale;

– La superficie di produzione delle sementi ufficialmente certificate nel 2019 si attesta a 202 mila ettari;

– Circa ¼ della superficie è localizzata in Emilia-Romagna, che è la prima Regione italiana in termini di aree dedicate alla produzione di sementi di specie certificate sia per le specie agrarie sia per le specie orticole e aromatiche (nel 2020 circa 50mila ettari di cui circa 11mila con colture con alta Plv come bietola e orticole comprese le aromatiche);

– In Romagna le superfici coinvolte nella riproduzione di sementi rappresentano circa il 50% della superficie totale regionale dedicata alle sementiere. In particolare nel territorio ravennate si concentra la maggior parte della riproduzione di sementi di medica, di barbabietola da zucchero, di molte specie orticole e cereali da seme.  A Cesena opera la Cooperativa Cac, il cui stabilimento è il primo in Europa per volumi e tecnologie nella lavorazione del seme.

Zootecnia, da tempo investe per la sostenibilità degli allevamenti

Sul settore visioni allarmistiche e messaggi fuorvianti. Dagli allevamenti solo il 5,2% di emissioni

La zootecnia è ancora sotto attacco. Nonostante sia un settore strategico per l’economia e sebbene abbia compiuto enormi passi avanti sulla strada della sostenibilità, arrivando a pesare il 5,2% sul totale delle emissioni di CO2 che si riversano sull’ambiente, deve ancora difendersi da visioni allarmistiche e messaggi fuorvianti non suffragati dai dati, che incidono negativamente sulla filiera e sui consumatori.

Gli allevatori, invece, sono pronti a cogliere la sfida del Green Deal europeo: chiedono solo strumenti e risorse adeguate per affrontare la transizione verde puntando su innovazione, ricerca e nuove tecnologie, con l’obiettivo di impattare sempre meno sul clima, ma tutelando al contempo competitività, reddito e qualità. Questo il messaggio chiave lanciato da Cia-Agricoltori Italiani nel corso del seminario online “Allevamenti bovini e transizione ecologica”.

“L’obiettivo è quello di continuare a migliorare la qualità e la sostenibilità degli allevamenti grazie alle nuove tecnologie, ma con una visione dell’agricoltura che tutela l’ambiente senza penalizzare la produzione”, afferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Romagna. Per Cia è necessario identificare gli strumenti finanziari adeguati per sostenere economicamente gli allevatori che avranno bisogno di nuovi investimenti, sia strutturali che tecnologici, ad esempio per una migliore gestione e valorizzazione dei reflui zootecnici, così come per la produzione di energie rinnovabili. Potrebbe risultare molto efficace, secondo Cia, l’adozione di incentivi e premialità agli allevatori per il sostegno agli investimenti nel settore, nell’ambito dei piani dello sviluppo rurale e della nuova Pac.

Dall’Annata Agraria 2020 di Cia Romagna emerge che la Romagna concentra la maggior parte degli allevamenti avicoli dell’Emilia-Romagna, che è terza a livello nazionale, e si distingue in particolare per le galline ovaiole. L’avicoltura romagnola è tra le più avanzate a livello tecnologico con allevamenti sempre più all’avanguardia che utilizzano ad esempio centraline che governano temperatura, umidità e percentuale di ammoniaca all’interno delle strutture, per garantire che questi ed altri parametri siano sempre ottimali per l’animale, con un sempre minor utilizzo di risorse e una maggiore qualità del prodotto finale. Si ha una sostanziale stabilità del numero di allevamenti avicoli e bovini in Romagna. Nel corso degli anni nella nostra regione sono incrementate le imprese agricole biologiche dedite anche all’allevamento di almeno una specie animale con il metodo biologico (1 su 6). Attualmente l’allevamento biologico più importante è quello del bovino da carne, soprattutto nella provincia di Forlì-Cesena. I capi ovicaprini allevati sono molto diminuiti in tutte nelle tre province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini) rispetto al 2019 (-22,3%). Per quanto riguarda i suini si è registrato un aumento dei capi allevati nella provincia di Rimini.

Si tratta di un comparto fondamentale, che lavora da anni sulla riduzione del suo impatto ambientale. Dal 1970 a oggi la quantità di metano immessa nell’atmosfera e derivante dagli allevamenti è scesa del 40%. Tanti sono gli elementi che hanno concorso negli anni a rendere la zootecnia sempre più sostenibile: dalla gestione degli allevamenti basata sul benessere animale alla riduzione dell’uso di antibiotici; dai programmi di selezione genetica, con le nuove possibilità offerte dalla genomica, all’alimentazione su misura e “di precisione”. Sempre per limitare l’impatto ambientale, la zootecnia sta adottando il modello di economia circolare: dal campo al foraggio, dal foraggio all’alimentazione, dalle deiezioni animali ancora al campo, oppure alla produzione di energia tramite impianti di biogas.

I NUMERI DELLA ZOOTECNIA IN ITALIA

Le produzioni animali, con un fatturato di 40 miliardi di euro e 270 mila imprese coinvolte a livello nazionale tra produzione e trasformazione, rappresentano quasi la metà del valore dell’agroalimentare italiano.  Il solo settore della carne (bovina, suina e avicola) genera un giro d’affari di circa 30 miliardi di euro (10 miliardi alla produzione e 20 nell’industria di trasformazione), che arriva a 40 miliardi includendo latte e uova. In particolare, la carne bovina costituisce in valore il 44% e in volume il 33% dell’intero comparto. Oggi ci sono circa 140 mila aziende italiane specializzate nell’allevamento bovino, che danno occupazione a più di 150 mila persone e presidiano il 40% del territorio rurale, contrastando lo spopolamento e il degrado delle aree interne e custodendo tradizioni culturali e gastronomiche conosciute in tutto il mondo.

Attualmente, secondo la FAO, il comparto zootecnico a livello mondiale pesa per circa il 14% sul totale delle emissioni di CO2 equivalenti. Dati che si abbassano ancora se si considera solo l’Europa, dove l’incidenza degli allevamenti sulle emissioni complessive si colloca tra il 7% e il 10%. Ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di CO2 della zootecnia rappresentano il 5,2% del totale, di cui meno del 4% imputabile alle filiere delle carni.

C.I.A. EMILIA ROMAGNA – VIA BIGARI 5/2 – 40128 BOLOGNA BO – TEL. 051 6314311 – FAX 051 6314333
C.F. 80094210376 – mail: emiliaromagna@cia.it PEC: amministrazione.er@cia.legalmail.it

Privacy Policy  –  Note legali –  Whistleblowing policyTrasparenza

WhatsApp chat