EMILIA ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA

Nuovi sistemi di propulsione, utilizzo di materiali non convenzionali, impiego di droni e robot nel futuro della meccanizzazione agricola

vignetta meccanizzazione

Claudio Ferri

Nuovi sistemi di propulsione, utilizzo di materiali non convenzionali, impiego di droni e robot: nel futuro della meccanizzazione agricola c’è questo, in un contesto in cui il mercato delle macchine agricole in Italia segna il passo. Le trattrici, ad esempio, ‘stazionano’ attorno alle 18.000 unità vendute che, riferite ad un parco circolante stimato in 1,8 milioni di trattori, porterebbe a richiedere un secolo per il ricambio totale.Questo calcolo, tuttavia, a giudizio della Cai (Confederazione agromeccanici e agricoltori Italiani), appare fuorviante: le imprese agricole qualificate , ovvero con partita Iva e/o iscritte alla Camera di commercio, erano meno della metà di quelle che rientravano nella categoria dei ‘produttori agricoli’ rilevati dall’ultimo censimento.
Il massiccio ricorso al contoterzismo, inoltre, secondo la Cai, lascia presumere che le imprese che tuttora impiegano macchine agricole con carattere di continuità siano intorno al mezzo milione, quindi i tempi di turn over sarebbero concordi con la durata fisica delle macchine.
“Da numerosi riscontri sembra che gli acquisti di macchine nuove in assenza di incentivi siano nettamente minoritari – sostiene Roberto Guidotti del servizio tecnico Cai – ciò deriva da una mentalità acquisita nel passato che oggi si scontra con gli attuali programmi di sviluppo rurale, che non contemplano la semplice sostituzione”.

L’innovazione non si ferma: cosa sta avvenendo nel settore della meccanizzazione?

Da alcuni anni si assiste ad una notevole spinta all’innovazione, anche se limitata all’evoluzione di macchine e tecniche già esistenti, più che a novità rivoluzionarie.
D’altra parte, il progresso tecnologico ha già vissuto un forte sviluppo negli ultimi decenni, i cui effetti sono evidenti; sul piano evolutivo si assiste all’applicazione di processi automatici per rendere più incisiva, efficace o precisa la lavorazione.

Questa tendenza è generalizzata?

Il fenomeno riguarda soprattutto i settori di punta, come l’orticoltura, specialmente se destinata ai prodotti di IV gamma, la frutticoltura, parte della zootecnia, oltre che il contoterzismo.
Sui seminativi la scelta prevalente appare orientata ai mezzi di trazione, più che a macchine per la preparazione del terreno, settore questo dove ci sarebbe spazio per ridurre i costi di produzione.
L’incremento delle potenze, la riduzione dei consumi specifici e dell’inquinamento dei nuovi trattori, ha portato in secondo piano il ruolo svolto dalle attrezzature rispetto al contenimento dei consumi e dei costi di produzione.

L’agricoltura di precisione ha fatto breccia tra le imprese agricole?

Le apparecchiature per la mappatura delle produzioni, già presenti sulle macchine più recenti, oltre che su quelle nuove, risultano ampiamente sottoutilizzate, in quanto sono pochi gli agricoltori che ne hanno compreso l’utilità. I contoterzisti che ne dispongono rilevano infatti che le aziende agricole non dimostrano alcun interesse per le mappe di campo e dichiarano di non essere disposte a pagare un supplemento per tale servizio. Tali tecnologie, diffuse ormai a livello planetario, vengono giudicate come semplici curiosità, nella convinzione che siano utili solo sulle grandi estensioni: una visione errata che limita l’impiego di queste tecniche, rispetto a quel 15-20% di Sau ormai dominabile dai mezzi in circolazione.

Parliamo di nuove frontiere nel settore: cosa viene avanti?

Le nuove frontiere della meccanizzazione sono legate a tre filoni fondamentali, ovvero i nuovi sistemi di alimentazione, come la propulsione ibrida o elettrica, che stanno già prendendo piede per le colture protette, biogas e biometano, compresso o liquido. Poi c’è l’impiego di materiali non convenzionali, come resine strutturali e bioplastiche. Per ultimo, ma non per importanza, i mezzi semoventi per operazioni automatizzate, dai droni ai robot terrestri, capaci di svolgere operazioni sostitutive rispetto a quelle manuali.
Riguardo all’ultimo punto, che suscita tuttora perplessità e resistenze, la tecnologia appare ormai matura: le prime apparecchiature per il diserbo selettivo hanno ormai superato la soglia dei 25 anni. Nel tempo le procedure di riconoscimento, gli attuatori ‘meccanici’ e gli stessi materiali si sono profondamente evoluti, così come l’elettronica di gestione, insieme alla riduzione di costi.

Ci vorrà tempo affinché queste tecnologie attecchiscano?

Non sembra azzardato ritenere che la diffusione di questi dispositivi, similmente a quanto è avvenuto per l’elettronica di consumo, potrà avvenire in tempi molto rapidi, soprattutto per le colture ad alto valore aggiunto, come l’ortofrutta in regime biologico.

droni, meccanizzazione, robot

WhatsApp chat
%d