Lambrusco di Modena e Reggio Emilia sotto un’unica insegna
Claudio Ferri
A settembre l’assemblea dei soci dovrà approvare la fusione che darà vita al ‘Consorzio tutela Lambrusco’
MODENA – I consorzi del lambrusco giurano che è superata da tempo l’antica rivalità sul rosso frizzante più conosciuto al mondo e hanno iniziato un percorso che li porterà ad una fusione. Si chiamerà ‘Consorzio Tutela Lambrusco’ e rappresenterà 8 Denominazioni di origine controllata di lambruschi delle due province, di cui anche una Igt, Indicazione geografica tipica ed una Doc che rappresentano vini bianchi. Ci sarà infatti, nella nuova compagine, anche il Consorzio vini del Reno che tutela un segmento produttivo di ‘bianchi’.
Il percorso si concluderà a settembre quando l’assemblea plenaria, composta da 70 soci, dovrà sancire formalmente la nascita della nuova entità. I volumi di uva prodotti sono importanti e si parla di una produzione complessiva, tra le due province, di oltre un milione di quintali di lambrusco (a campagna conclusa, nel 2019, sono stati vendemmiati un milione e 100mila quintali).
“Lo scorso 25 giugno i Consigli di amministrazione dei Consorzi hanno deciso di dare operatività al progetto – spiega Claudio Biondi, presidente dell’ Ente di tutela del Lambrusco di Modena – anche se la collaborazione è iniziata anni fa quando è stata condivisa la direzione amministrativa e finanziaria, avvalendoci inoltre di un unico direttore che coordina le attività. Sono convinto- aggiunge Biondi – che il brand ne uscirà più rafforzato, anche a seguito delle numerose iniziative promozionali che verranno promosse e realizzate sotto l’egida del nuovo Consorzio”.
Proprio quest’anno viene celebrato il mezzo secolo dal riconoscimento delle Doc modenesi, affermazione giunta nel 1970, un traguardo che “sembra essere di buon auspicio per il nostro progetto” interpreta Biondi.
L’obiettivo è, quindi, dare una maggiore prospettiva economica e commerciale a tutta la filiera del rosso con le bollicine.
“Produttori e vinificatori ne devono trarre un piccolo beneficio – incalza Davide Frascari, presidente del Consorzio dei vini Doc Reggiano, Colli di Scandiano e Canossa -. Le prospettive ci sono e siamo in grado di garantire volumi interessanti. Una delle finalità è proprio quella di garantire un’offerta qualificata dei nostri vini, nella qualità e nella quantità.
Abbiamo evitato i campanilismi realizzando una struttura unitaria e creando le condizioni per gestire tutela e promozione del prodotto in modo più incisivo”.
Frascari sottolinea, inoltre, che rimarrà l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni rappresentate dal nuovo Consorzio. “Ogni singola variazione all’interno di ogni Doc sarà decisa da una maggioranza qualificata di produttori di quella singola denominazione – conclude – anche perché è la normativa stessa che lo impone”.
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