REGGIO EMILIA

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Pensioni: Anp-Cia, con i primi tagli a rischio quasi 6 mln di persone

Arriva puntuale il taglio alle pensioni. Con la mensilità di giugno l’Inps recupera la quota indicizzata sugli assegni sopra i 1.520 euro lordi (circa 1.200 netti) maturati da gennaio in poi. Un’azione sbagliata e scorretta secondo Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani che lancia l’allarme su una questione che sta per mettere a rischio quasi 6 milioni di persone.

Per Anp-Cia, ancora una volta si sta agendo sulle pensioni come fossero un bancomat dello Stato. Questo per una norma, contenuta nella legge di bilancio, che consentirebbe un risparmio di 3,6 miliardi di euro in tre anni, mentre -aggiunge Anp- si colpiscono le fasce più deboli e che andrebbero maggiormente tutelate dall’aumento del costo della vita.

La cosiddetta pensione di cittadinanza -ricorda Anp- non ha, inoltre, risolto in nessun modo il problema delle minime alle prese tra l’altro, con l’incertezza della quattordicesima di cui non fa menzione né la legge di bilancio né il decreto pensioni.

Va poi detto -precisa Anp- che i soldi tolti ai pensionati con il blocco dell’indicizzazione, non saranno mai più recuperati, incidendo sulla perdita del potere d’acquisto degli assegni pensionistici, già arrivata al 30% negli ultimi dieci anni.

Per questo Anp-Cia non intende arretrare nel suo impegno a difesa dei diritti dei pensionati, ma rinnova con forza la preoccupazione già espressa su questi temi con iniziative e manifestazioni nazionali e sul territorio. Ciò ancor più, guardando ai conti pubblici e all’economia del Paese, con lo spettro dell’aumento dell’Iva che andrebbe a gravare sul prezzo di beni e servizi per gli anziani, come alimentari trasporti e spese sanitarie.

“La nostra anguria Igp è più forte dei cambiamenti climatici”

“L’anguria reggiana Igp è più forte dei cambiamenti climatici. E con il protocollo firmato nelle scorse ore con Confesercenti sarà sempre più presente nei negozi. Il futuro? Stiamo lavorando per trasformare l’associazione dei produttori in un Consorzio”. Parole di Mauro Torelli (socio Cia), titolare dell’azienda agricola di Campagnola e tra i maggiori produttori del frutto d’eccellenza del nostro territorio.

“Nel 2018 nell’area di produzione sono stati prodotti oltre 100mila quintali di angurie, di cui ben 10mila ‘marchiate’ con il simbolo Igp: sono state coltivate dalle 14 aziende agricole che compongono l’Apar (Associazione produttori Anguria Reggiana) – inizia a spiegare Torelli -. Il maggio freddo e piovoso appena trascorso ci ha causato qualche problema ma noi agricoltori ci siamo ormai attrezzati per fronteggiare ogni tipo di evenienza. Ad, esempio creando ambienti specifici per anticipare e migliorare la qualità delle produzioni. E questo mutando la forma, lunghezza e orientamento delle serre. Ma anche utilizzando diversi impasti e colori delle coperture per migliorare le condizioni in cui crescono le angurie. In questo modo abbiamo combattuto e sconfitto le conseguenze dei cambiamenti climatici. Siamo fiduciosi: il caldo di questi giorni sta già facendo decollare le richieste”.

L’Anguria Reggiana Igp viene coltivata rispettando l’ambiente. Come da disciplinare, viene raccolta al mattino, quando i frutti hanno beneficiato del fresco notturno e la temperatura è adatta alla conservazione. I frutti, prima di arrivare alle tavole dei consumatori, sono stoccati in ambiente ombreggiato e fresco, mai troppo freddo. La sostenibilità delle tecniche agronomiche guarda al futuro nel pieno rispetto della tradizione con una coltivazione in campo, in tunnel o in serra fredda con coperture rimovibili. Regola imprescindibile è l’impollinazione entomofila, ovvero con il naturale trasporto di polline da parte degli insetti. L’irrigazione avviene in base all’andamento climatico e al fabbisogno della pianta. Idem per la fertilizzazione, effettuata secondo la necessità della pianta e in relazione alla presenza di minerali nel terreno.

Martedì sera nella sede di Cescot a Reggio si è tenuto – alla presenza, tra gli altri di Alberto Ventura (Regione) e Gloria Minarelli (curatrice del disciplinare di produzione) – un importante incontro di Apar nel quale è stato presentato il recente protocollo d’intesa sperimentale di filiera tra i produttori dell’associazione e commercianti al dettaglio di Confesercenti, teso a valorizzare l’Anguria Reggiana Igp e la rete di imprese che la promuovono.

“Una filiera verticale che non può che trovare il nostro consenso e totale appoggio”, commentano da Cia Reggio. Torelli definisce il protocollo “un fondamentale passo per la piena valorizzazione di un prodotto che ha forti radici nella nostra storia e nei terreni vocati della bassa reggiana dove, fattori climatici e ambientali particolarmente favorevoli, un’esperienza secolare e pratiche colturali sostenibili danno origine a un frutto dalle caratteristiche uniche e irripetibili. E già nel 1931 il Touring Club parlava delle località dove viene attualmente coltivata come ‘area di produzione del cocomero e meloni zuccherini’. Ora vogliamo portare questa eccellenza nel futuro”.

Un futuro che, come annunciato nel corso dell’incontro, passerà nei prossimi mesi dalla trasformazione dell’associazione in un Consorzio di produttori.

Maltempo. Riparte la conta dei danni, Regione: “Siamo a fianco di cittadini e imprese”

La Regione riparte con la conta dei danni causati dal maltempo, a fianco delle popolazioni colpite nuovamente dagli eventi meteo eccezionali degli ultimi giorni.

La nuova ondata di maltempo che da martedì si è abbattuta sulla pianura emiliana tra Parma e Bologna – 3 le allerte rosse emanate per criticità idraulica dall’Agenzia regionale per la Protezione civile – e il pericolo di frane e smottamenti in collina, ha messo a dura prova un territorio già colpito pesantemente da temporali, nevicate, mareggiate che si sono susseguiti a ritmo incessante da inizio maggio.

È di otto giorni fa la firma del presidente della Regione della dichiarazione di stato di crisi regionale.

Il decreto, in vigore per 180 giorni su tutta l’Emilia-Romagna, dà mandato all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile di svolgere tutti i lavori e gli interventi indifferibili e urgenti, insieme alle misure temporanee di assistenza a nuclei familiari evacuati dalle abitazioni inagibili, assumendo i relativi impegni di spesa nei limiti delle disponibilità dei capitoli del bilancio.

Il presidente poi aveva già inviato nei giorni precedenti al premier Conte la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale.

I danni del settore agricolo

E accanto ai danni ingenti per la viabilità della regione, per i cittadini e le imprese, è l’agricoltura a soffrire ancora pesantemente.

In base alle prime stime, dopo l’ondata di maltempo del 12-13-14 maggio erano già un migliaio le imprese agricole colpite, per un totale di più di 80 mila ettari produttivi compromessi e danni che hanno superato 15 milioni di euro per colture e strutture agricole.

Le colture maggiormente colpite sono quelle di foraggio, cereali e frutta, in particolare le colture in maturazione come albicocche e ciliegie e da ultimo anche le produzioni apistiche.

Per questo la Regione raccomanda ancora una volta agli agricoltori e alle imprese agricole di continuare la segnalazione dei danni e la compilazione delle schede, tramite le loro organizzazioni che serviranno per la richiesta al Governo del riconoscimento dello stato di calamità.

Nei prossimi giorni continueranno i monitoraggi e le ricognizioni sul campo già avviati dai tecnici regionali.

“Suini, controlli e benessere animale vengono rispettati”

“È fondamentale puntare con sempre più forza sulla qualità e valorizzazione del nostro prodotto, in tutto il mondo. L’export ha un peso ancora troppo poco rilevante. E occorre lavorare sugli attori della filiera: mettere d’accordo allevatori, macellatori e stagionatori. Questa è la nostra sfida da vincere per superare quella che potrebbe essere la tempesta perfetta”. Lo mette ben in chiaro Antenore Cervi, presidente Cia-Agricoltori Italiani di Reggio Emilia, per cercare di uscire dalla difficile situazione che sta vivendo il settore suinicolo assediato da crisi, calo dei consumi, concorrenza spagnola, carente valorizzazione. La questione è stata al centro di un incontro con i soci che si è tenuto nella sede di via Trento e Trieste.

Partiamo dai numeri. Secondo il Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole), nel mese di aprile si è assistito a una timida ripresa della reddittività degli allevatori italiani dopo mesi pesantissimi. Ma una rondine non fa primavera. La variazione congiunturale è stata del +13,4%, mentre quella tendenziale è rimasta negativa e pari al -6,3%. Nell’ultimo mese rilevato, in termini congiunturali, la reddittività dei produttori di prosciutti Dop è cresciuta del +4,2% per il prosciutto di Parma leggero e del +5,7% per quello di Parma pesante. Negativa, invece, la reddittività delle produzioni non tipiche. Negativo anche il confronto rispetto allo scorso anno sia per le produzioni Dop che non. Per quanto riguarda i prezzi, in aprile vi è stata una ripresa delle quotazioni degli animali da macello destinati sia al circuito tutelato che tradizionale, mentre sono continuati a crescere quelli dei suini da allevamento di 30 kg. Andamento al rialzo anche per i principali tagli di carne suina fresca, ad eccezione delle cosce fresche destinate a crudi tipici. E continua il periodo negativo dei prosciutti stagionati. Nel mese di gennaio 2019 (ultimo dato disponibile), il saldo finale del commercio estero dell’Italia di suini, carni suine e salumi è stato nuovamente negativo e pari a -54,5 milioni di euro.

“I problemi da affrontare sono molteplici – denuncia Cervi -. Nel nostro Paese è in atto un importante calo dei consumi di carne suina. E, come se non bastasse, subiamo una forte concorrenza soprattutto dalla Spagna che in 15 anni ha raddoppiato la produzione da 20 a 40 milioni di capi. In Italia siamo stabili sui 12 milioni di suini, di cui circa 9 che rispettano il disciplinare di Parma e San Daniele. Sul nostro territorio siamo a quota 380mila”.

“In questo momento la filiera non riesce a valorizzare un prodotto Dop d’eccellenza come il suino pesante per la produzione dei prosciutti – prosegue -. Ma tutte le difficoltà sono scaricate sugli allevatori. Non c’è un tema di sovraproduzione, ma di strategia commerciale. Facciamo un esempio: la produzione del Parmigiano Reggiano viene controllata nel dettaglio. I piani produttivi dei Consorzi vengono invece fatti dai prosciuttai che, al limite, si danno delle quote per i posti disponibili dove appendere i prodotti. È evidente: c’è un enorme problema di organizzazione della filiera”.

Gli allevatori hanno scelto di “continuare a produrre puntando sulla qualità” e stanno investendo per migliorare il benessere animale. Ma, con questi prezzi, rischiano seriamente di vedere depauperato il loro patrimonio. È fondamentale che la situazione cambi velocemente”.

“C’è chi vede con speranza le disgrazie altrui – conclude il presidente Cia Reggio -. E la speranza sarebbe nella peste suina africana che sta causando pesanti conseguenze in Cina, dove per problemi sanitari è già stato abbattuto il 30% dei 450 milioni di suini allevati. Ma non può essere questa la soluzione”.

“Montagna, danni ingenti dalla fauna selvatica”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona della MONTAGNA.

Infrastrutture, opere e manutenzione

  • È tanto necessaria quanto urgente la messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro. In questo senso, è sempre più fondamentale il ruolo degli agricoltori per la conservazione di ambiente, territorio e paesaggio: chiediamo siano maggiormente coinvolti nelle scelte
  • Non è più rinviabile una attenta manutenzione territoriale e prevenzione idrogeologica a partire dalla pulizia di cunette e tombini, troppo spesso fuori uso a causa dell’incuria.
  • Per lo sviluppo del territorio, potrebbe essere molto utile la realizzazione di un grande magazzino di stagionatura del Parmigiano Reggiano come esiste già sul fronte modenese dell’Appennino.

Fauna selvatica:  la questione dei danni da selvatici è diventata insostenibile. La crescita dell’incidenza dei danni è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti. I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo. Per questo chiediamo un supporto alla nostra proposta di riforma radicale della Legge 157/92 che regola in Italia la materia.

Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.

Fabbricati dismessi: chiediamo che le volumetrie degli edifici ormai cadenti possano essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle, il tutto a beneficio del benessere animale.

Incentivi e sostegno: è fondamentale che i giovani vengano supportati a entrare nel settore con facilitazioni e aiuti economici: facciamo appello alle amministrazioni comunali perché mettano sul tavolo importanti misure ad hoc e si facciano portavoce di questa istanza a ogni livello.

Turismo: occorre ripensare a una valorizzazione delle eccellenze del territorio per attirare viaggiatori e turisti anche da fuori regione e Paese.

“Migliaia di peri sterminati da un male sconosciuto”

“Un male ancora misterioso sta uccidendo gli alberi del pero: solo nei miei filari ne sono morti oltre 600, sul territorio reggiano ammontano a migliaia. E anche diversi vitigni di lambrusco versano in agonia”. Parole di Marco Cigarini, imprenditore agricolo e vicepresidente Cia-Agricoltori Italiani di Reggio Emilia , che lancia l’allarme sulle gravi conseguenze dei cambiamenti climatici per l’agricoltura del nostro territorio.

“I danni ad oggi sono molto pesanti -sottolinea- basti pensare che oltre alle piante morte, quelle rimaste in vita hanno un calo di produzione che supera il 50%. La situazione è generalizzata e riguarda specialmente i peri che non superano i dieci anni di età. Ho parlato con altri agricoltori e siamo tutti nella stessa difficile situazione, con in più l’incubo di non conoscere quale è la causa. Al momento possiamo infatti solo ipotizzarla”. Entra nel dettaglio: “Nella migliore delle ipotesi, è colpa di settimane in cui si sono alternati caldo, freddo, siccità e bombe d’acqua. Ma potrebbe esserci altro. E per questo siamo molto preoccupati: temiamo che il responsabile della situazione sia un fitoplasma. Attendiamo l’esito delle analisi che abbiamo commissionato. Per cercare di limitare una eventuale ‘epidemia’, tutti noi agricoltori colpiti abbiamo bruciato le piante secche”.

La situazione è drammatica: “Le aziende devono affrontare le avversità dovute ai mutamenti climatici e agli agenti patogeni, cimice asiatica in primis, oltre a rispettare le limitazioni sui prodotti per la difesa fitosanitaria, e in più assistiamo a prezzi liquidati assolutamente non remunerativi: così proprio non va”.

Ma in difficoltà non vi sono ‘soltanto’ i peri. Decine di ettari di lambrusco, di diverse varietà, sono collassati e non hanno praticamente germogliato, benché la stagione sia già avanzata. “In questo caso -prosegue Cigarini- abbiamo la certezza che è tutta colpa dell’inverno anomalo e di un maggio davvero troppo freddo, ma nessun viticoltore si aspettava comunque una risposta vegetativa di questo tipo”. Inizialmente si pensava ad un normale ritardo della germogliazione, “ma ormai i tempi si allungano e si teme il collasso dei vigneti con perdite incalcolabili. I tecnici ipotizzano che la scarsa umidità del terreno nel periodo invernale non abbia permesso alle gemme di giungere a maturazione, tant’è che il fenomeno tipico del ‘pianto della vite’ in alcune zone non è avvento, proprio a causa della marcata siccità. Il colpo di grazia è stato il tempo di queste ultime settimane”.

Cigarini ricorda, inoltra,che situazioni climatiche analoghe si potevano verificare in passato ‘solo’ in Trentino “dove viene chiamato ‘inverno da gelo secco’, che altro non è che un combinato di situazioni meteo che stressano fortemente le piante. Se non reagiranno in questi giorni, ma viste le previsioni la vedo dura, il danno sarà molto ingente sotto l’aspetto produttivo e per gli elevati costi dovuti al rinnovo dei numerosi impianti collassati”.

“Guastalla, servono un nuovo depuratore e una migliore viabilità”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona di GUASTALLA.

Infrastrutture, opere e manutenzione

  • Non è più rinviabile la realizzazione di un depuratore funzionante per irrigare con acque pulite e non reflue le coltivazioni, tra cui – ricordiamo – le eccellenze del territorio.
  • I nuovi mezzi agricoli hanno caratteristiche maggiori (come portata e dimensione) rispetto al passato e sono inevitabili problemi alla viabilità. È necessario che essa sia allora al centro di un confronto tra l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine. A tal proposito, sarebbe utile dare vita a un Tavolo tra Comune e associazioni agricole per discutere come migliorare la situazione, specialmente nei periodi più critici come quello della vendemmia.

 

Fabbricati dismessi: chiediamo che vengano ridotte se non eliminate le tasse sugli edifici in disuso. Le amministrazioni comunali diano il via libera a interventi sulle volumetrie che potrebbero essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle, a beneficio del benessere animale.

Decisioni: il ruolo degli agricoltori è fondamentale per la conservazione di ambiente, territorio e paesaggio. Per questo chiediamo un maggiore coinvolgimento nella discussione e nelle scelte.

Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.

Mercato contadino: deve continuare ad essere svolto sotto il controllo dell’amministrazione comunale, in modo da evitare la creazione di iniziative analoghe in vari luoghi della città.

Fauna selvatica:  la questione dei danni da selvatici è diventata insostenibile. La crescita dell’incidenza dei danni è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti. I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo. Per questo chiediamo un supporto alla nostra proposta di riforma radicale della Legge 157/92 che regola in Italia la materia.

Incentivi e sostegno: è fondamentale che i giovani vengano supportati a entrare nel settore con facilitazioni e aiuti economici: facciamo appello alle amministrazioni comunali perché mettano sul tavolo importanti misure ad hoc e si facciano portavoce di questa istanza a ogni livello.

“Val d’Enza, la necessità di un invaso”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona della VAL D’ENZA.

Infrastrutture, opere e manutenzione

  • I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova il nostro territorio, e in primis l’agricoltura. Chiediamo alle amministrazioni comunali di sostenere la necessità di realizzare (nel rispetto di quanto emergerà conclusioni del Tavolo Tecnico Regione – Autorità di bacino) alcuni invasi adiacenti al torrente Enza della grandezza di diversi milioni di metri cubi in modo tale da garantire l’acqua all’area reggiana in primis, ma anche a quella parmense.
  • Riteniamo necessario stipulare un contratto di fiume anche per l’Enza tra tutti i portatori di interesse. Dal 2017, i contratti di fiume sono stati inseriti in una Legge Regionale per farli diventare uno strumento di programmazione a livello di bacino o sottobacino idrografico, per integrare la mitigazione del rischio idraulico per una corretta gestione delle risorse idriche, la tutela paesaggistica, la valorizzazione ecologica e ambientale del sistema fluviale. Ai sindaci della zona si chiede di condividere un progetto comune, contenente azione condivise di tutela ambientale e turistica dell’Enza.

Direttiva Nitrati: Collegato al problema acqua è anche quello dei nitrati, il cui rispetto dei vincoli della Direttiva, in un’area che raggruppa circa il 40% della zootecnia da latte reggiana, impone agli allevatori ormai da anni un’importante ed onerosa opera di riqualificazione degli insediamenti zootecnici, in termini di infrastrutture, ma anche una disponibilità di terreni e di ricerca di nuovi sbocchi per lo smaltimento degli effluenti zootecnici in eccesso. Per superare o comunque migliorare la problematica si chiede l’appoggio dei candidati sindaci per sostenere:

  • l’applicazione più flessibile della normativa per quanto riguarda i periodi di divieto degli spandimenti. Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, domandiamo la possibilità di effettuare lo spandimento degli effluenti zootecnici anche nei mesi di dicembre e gennaio (periodo di divieto assoluto per le zone vulnerabili) anche in base all’andamento meteo-climatico.
  • la richiesta, a livello regionale e nazionale, di ridiscutere e rivedere la mappa delle ‘Aree vulnerabili’. Attualmente, infatti gran parte del territorio della Val d’Enza ricade in zona vulnerabile, con pesanti ripercussioni per le aziende zootecniche da latte appartenenti ad un comparto strategico quale quello del Parmigiano-Reggiano. Oggi esistono le condizioni per ridefinire il perimetro delle aree vulnerabili anche e soprattutto alla luce dei recenti studi, ultimo quello dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che finalmente accerta che non sono gli allevamenti zootecnici la fonte principale di inquinamento da nitrati delle falde acquifere. Nel caso in cui venga favorevolmente risolto e superato il problema dell’inquadramento della zona Val d’Enza quale area Vulnerabile, si potranno poi introdurre alcune semplificazioni con particolare riguardo all’introduzione di una maggiore flessibilità ai periodi temporali di spandimento e alla valorizzazione del digestato proveniente dal trattamento dei reflui zootecnici. In vista delle imminenti elezioni regionali, chiediamo alle amministrazioni pubbliche territoriali di supportare il mondo agricolo in un confronto con la Regione.

 

Fabbricati dismessi: chiediamo che le volumetrie degli edifici ormai cadenti possano essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle, il tutto a beneficio del benessere animale.

Incentivi e sostegno: è fondamentale che i giovani vengano supportati a entrare nel settore con facilitazioni e aiuti economici: facciamo appello alle amministrazioni comunali perché mettano sul tavolo importanti misure ad hoc e si facciano portavoce di questa istanza a ogni livello.

Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.

Fauna selvatica:  la questione dei danni da selvatici è diventata insostenibile. La crescita dell’incidenza dei danni è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti. I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo. Per questo chiediamo un supporto alla nostra proposta di riforma radicale della Legge 157/92 che regola in Italia la materia.

“Correggio, migliorare la viabilità e sostegno ai giovani”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona di Correggio.

Infrastrutture, opere e manutenzione

  • I nuovi mezzi agricoli hanno caratteristiche maggiori (come portata e dimensione) rispetto al passato e sovente creano problemi al traffico, soprattutto nel periodo di punta della vendemmia. È necessario che la viabilità sia al centro di un confronto tra l’amministrazione comunale e le autorità di controllo. A tal proposito, sarebbe utile dare vita a un Tavolo tra Comune e associazioni agricole per discutere come migliorare la situazione, specialmente nei periodi più critici.
  • Nelle campagne spesso non arriva la fibra e spesso neppure l’Adsl, ma una azienda senza connessione è fortemente penalizzata: occorre adeguare il territorio delle migliori tecnologie per dare a tutti le stesse possibilità.

 

Fabbricati dismessi: è necessario agevolare il recupero degli edifici rurali inutilizzati. A tal proposito, chiediamo una veloce revisione dei vincoli di ristrutturazione e semplificazioni per chi vuole recuperare le superfici e volumi, ad esempio trasformando l’edificio in un capannone che dovrà naturalmente mantenere le caratteristiche esterne. Infine, domandiamo che le volumetrie degli edifici ormai cadenti possano essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle, il tutto a beneficio del benessere animale.

Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.

Rifiuti: è quanto mai necessaria una profonda revisione della raccolta e dello smaltimenti dei rifiuti. In questo contento, riteniamo eccessivi i costi sostenuti dagli agricoltori.

Mercato contadino: deve continuare ad essere svolto sotto il controllo dell’amministrazione comunale, in modo da evitare la creazione di iniziative analoghe in vari luoghi della città. 

Fauna selvatica:  la questione dei danni da selvatici è diventata insostenibile. La crescita dell’incidenza dei danni è esponenziale. Ogni valutazione o stima viene immediatamente superata nei fatti. I problemi e i danni si riscontrano su diversi piani. Sul piano economico-produttivo la presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono e conseguenze negative sulla tenuta idrogeologica dei territori. Sul piano ecologico/ambientale crescono le alterazioni ecosistemiche e i disequilibri tra specie, con l’incremento del rischio di estinzione di animali caratteristici dei nostri territori. Sul piano civilistico e salutistico si diffondono malattie causate da selvatici, crescono gli episodi di incidenti stradali con numerose vittime e di aggressioni dirette anche dell’uomo. Per questo chiediamo un supporto alla nostra proposta di riforma radicale della Legge 157/92 che regola in Italia la materia.

Tutela delle nostre eccellenze: occorre combattere con maggiore determinazione tutte le forme di contraffazione e falsificazione dei prodotti agricoli, sia lavorati che semilavorati ma anche integri.

Incentivi e sostegno: è fondamentale che i giovani vengano supportati a entrare nel settore con facilitazioni e aiuti economici: facciamo appello alle amministrazioni comunali perché mettano sul tavolo importanti misure ad hoc e si facciano portavoce di questa istanza a ogni livello.

“Reggio, ecco le nostre proposte ai candidati sindaci”

In vista delle imminenti elezioni amministrative chiediamo ai candidati sindaci un impegno concreto per il territorio dove l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. Oggi presentiamo il documento per la zona di Reggio.

Infrastrutture e opere

  • Via Emilia Bis: dopo gli stati di consistenza che si sono tenuti lo scorso dicembre, è ora necessario fare il punto della situazione inerente gli indennizzi economici agli imprenditori interessati dagli espropri dei terreni su cui verrà realizzata l’arteria stradale.
  • Variante di Fogliano: riteniamo sia di fondamentale importanza predisporre le strade di arroccamento per non rendere molto difficoltosa la viabilità agli agricoltori della zona.
  • Variante di Rivalta: crediamo sia necessaria una attenta analisi dei reali benefici che la strada dovrebbe portare agli automobilisti provenienti dalla montagna e chiediamo una ulteriore riflessione su altre ipotesi.
  • Variante di Bagno: premesso che Rubiera ha bisogno di risolvere la ‘questione traffico’, mettiamo sul tavolo della discussione l’ipotesi di realizzare un tracciato che passi a nord del centro abitato come chiesto da numerosi nostri soci.

Impatto delle piste ciclabili in aperta campagna: siamo convintamente favorevoli a realizzare percorsi che corrono in parallelo alle strade comunali e provinciali, mentre siamo nettamente contrari a tracciati che vanno a recuperare vecchie carraie in aperta campagna. Creerebbero infatti pesanti problemi di compatibilità con le vicine produzioni agricole, specialmente nei periodi dei trattamenti.

Fabbricati dismessi: domandiamo che le volumetrie possano essere recuperate dai proprietari e utilizzate per ampliare le stalle a beneficio del benessere animale.

Fasce periurbane: le numerose aziende agricole presenti devono avere la possibilità di adeguarsi alle nuove norme sul benessere animale.

No a colate di nuovo cemento: prima di andare a occupare territori agricoli con nuovi capannoni, chiediamo di puntare sul recupero di tutte le aree dismesse del territorio con politiche del recupero.

Più attenzione agli anziani: serve maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della politica in campo socio sanitario; a riguardo può essere utile una più forte interlocuzione con la società organizzata, ovvero con le organizzazioni della rappresentanza sociale. Per questo chiediamo l’impegno ad affrontare alcune priorità che riteniamo importanti per la tutela dei pensionati e degli anziani nel diritto di accesso alle cure e alla qualità ed efficienza del sistema socio sanitario. Segnaliamo l’isolamento degli anziani nelle aree rurali e la rarefazione dei servizi nelle aree interne. È necessaria quindi una maggiore interconnessione tra i bisogni degli anziani e la qualità dei servizi presenti nelle aree rurali . Presupposto è una rete assistenziale tra l’ospedale, i servizi distrettuali come le case della salute e i poliambulatori e i medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale nel nuovo assetto organizzativo dei servizi socio-sanitari regionali.

Turismo: occorre ripensare a una valorizzazione delle eccellenze del territorio per attirare viaggiatori e turisti anche da fuori regione e Paese.

Fiere: chiediamo di continuare a cercare soluzioni per non lasciare l’area completamente in mano ai privati, area peraltro valorizzata dal successo della vicina Stazione Mediopadana.

Assessorato all’Agricoltura: riteniamo sia importante prevedere un assessore che si occupi specificatamente del settore, anche alla luce dell’abolizione di una analoga figura nell’ente Provincia.

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