Aglio bianco piacentino verso la Dop e alla conquista di nuovi mercati
Giuseppe Romagnoli
MONTICELLI D’ONGINA (Piacenza) – Un aglio senza più problemi di fusariosi, alla conquista di nuovi mercati con prezzi sempre più remunerativi ed avviato al riconoscimento Dop.
Queste, in estrema sintesi, le importanti novità che caratterizzeranno l’aglio bianco piacentino, una coltivazione “storica” della Bassa piacentina e prodotto emblematico (unitamente a scalogno e cipolla) dell’altrettanto “storica” cooperativa Copap di Monticelli d’Ongina che lo lavora e trasforma dal 1976.
Il presidente è Francesco Rastelli, imprenditore della zona di San Pietro in Cerro e produttore di Aglio Bianco Piacentino, cipolle, scalogno e altri prodotti orticoli; Rastelli ricopre anche la carica di coordinatore della sezione Aglio del Comitato nazionale Oi Organizzazione interprofessionale dell’Ortofrutta italiana ed è responsabile provinciale di Fedagri-Confcooperative.
“Praticamente le scorte sono esaurite ed è un bel segnale perché significa – commenta – che il consumatore predilige sempre più i prodotti del territorio. In più, grazie alla sinergia con Assogruppo di Famila, alla nostra presenza in Ipercoop e nei Conad di Piacenza e provincia, abbiamo ampliato il nostro raggio di azione commerciale cui va aggiunta la vendita on line tramite il sito del Consorzio Piacenza alimentare, anche se questo settore va potenziato e reso più visibile. Il successo per i nostri prodotti deriva anche- soggiunge Rastelli – da nuovi “trasformati” che sono stati particolarmente graditi dai consumatori come l’aglio marinato, la cipolla caramellata. Insomma, ci stiamo adattando alle nuove richieste che provengono da mercati sempre più esigenti nei quali comunque il pre-requisito indispensabile resta la qualità”.
Rastelli ricorda che il sistema Ensa (Ente nazionale sementi elette), con i suoi accurati controlli “ha consentito di mantenere il nostro prodotto sano ed in purezza, con prerogative organolettiche che il consumatore sa riconoscere ed apprezzare. Certo forse è meno produttivo ad ettaro, ma la qualità è ottima; del resto la produzione nazionale copre solo il 50% del fabbisogno; il resto proviene dalla Spagna che ha dalla sua un prezzo più concorrenziale, ma anche regole produttive assai diverse e meno vincolanti.
Un esempio? Il nostro prodotto, per residui e controlli fa capo a tre Ministeri: Salute, Ambiente ed Agricoltura; negli altri paesi solo a quest’ultimo Ministero! Ecco perché è giusto e doveroso che vengano riconosciuti ai produttori locali questi valori.
In più – prosegue Rastelli -, siamo ormai in dirittura d’arrivo con la sperimentazione per ottenere un aglio da seme “micropellicolato” resistente alla batteriosi, progetto riconfermato dal “Goi”(Gruppi innovativi innovazione) della Regione che abbiamo studiato in stretta sinergia con la Facoltà d’Agraria (il gruppo coordinato dalla prof. Battilani). I cambiamenti climatici ci hanno obbligato a continui aggiornamenti nelle strategie di difesa, in particolare per la lotta alla fusariosi che attacca l’apparato radicale. Ma siamo anche a buon punto – ricorda ancora il presidente Rastelli- per ottenere il riconoscimento della Dop perché c’è ora una comune volontà di tutta la filiera per questo prestigioso riconoscimento”.
L’annata si prospetta (tempo permettendo) favorevole, anche se il freddo di questo ultimo periodo ha un po’ ritardato la crescita. Sono stati seminati 40 q.li di aglio, 17 di cipolla e 2,2 di scalogno.
“Si tratta – ricorda Rastelli – di un prodotto di eccellenza della Bassa Piacentina, un bulbo sempre più apprezzato dalla ristorazione e dai consumatori, dai costi produttivi molto elevati, un prodotto quindi “di nicchia” e di alta qualità. Utilizziamo solo seme ibrido olandese che costa al produttore oltre 700 euro a pertica. Il mercato in questi ultimi anni ci ha premiato ed ora si presenta stabile”. La Copap dunque, grazie alla professionalità dei suoi 26 soci, si appresta a tagliare nuovi prestigiosi traguardi commerciali. Nel centro di lavorazione e stoccaggio di Monticelli, l’adozione di moderni impianti di conservazione ad ambiente controllato e la presenza di linee di lavorazione e confezionamento all’avanguardia, integrano il lavoro manuale, consentendo di offrire i prodotti in diverse tipologie di packaging.
“Ora – conclude Rastelli – è venuto il momento di allargarci verso altri mercati perché la Gdo livella un po’ i prodotti; un’importante distinzione può venire dalla Dop, ma anche da una riduzione dei costi prodottivi che si può raggiungere solo con una maggiore meccanizzazione che avviene già per le semine; ma poi una volta raccolto, l’aglio deve seccare in campo e poi essere ridotto in mazzi, manualmente.
La lavorazione viene poi completata in cooperativa. Ultimamente abbiamo attivato anche un macchinario per il taglio del gambo che predispone il prodotto al confezionamento ed abbiamo aumentato le celle-frigo.
Insomma, i costi sono elevati, ma la qualità unica del nostro prodotto deve essere riconosciuta. Sta a noi far capire alla Dgo ed ai consumatori queste prerogative di unicità secondo la tradizione che vuole l’aglio bianco piacentino il migliore del mondo”.